martedì, febbraio 06, 2007

Miracolo Staudacher

Sci: "Staudacher è oro iridato nel superG di Aare.".
Patrick Staudacher otto giorni fa ha rischiato di finire in ospedale dopo una caduta in allenamento, e oggi è campione del mondo di Supergigante davanti all’austriaco Fritz Strobl e allo svizzero Bruno Kernen, due campioni veri, non due carneadi. Il superG è una gara molto particolare, perché bisogna sapere essere veloci su un tracciato che è stato possibile solo ispezionare, non provare come nella discesa.
Staudacher ha azzeccato la linea perfetta. Non ha sbavato un passaggio, sembrava perfettamente a suo agio su quella pista un poco carogna, veloce e resa compatta dai 15 gradi sottozero, dopo il clima umido dei giorni precedenti, che aveva fatto ritardare l’inizio di questi Mondiali, previsto sabato scorso. Valeva la pena di aspettare, di vivere giornate gonfie di noia, che non hanno per nulla intaccato la tranquillità di Patrick. Lui è un velocista anomalo, come dice Ghedina, perché gli manca quel pizzico di follia. Sì, suona il basso in un complesso rock, ma sugli sci non si lascia mai trascinare dall’istinto.
Anche in questa discesa mondiale non ha mai dato l’impressione di forzare. Non è andato fuori giri come Fill, che si è innervosito quando ha scoperto che la crosta della pista si era segnata e non gli permetteva di filare via morbido, senza attriti supplementari. Aveva avuto in sorte anche un pettorale perfetto, il 12, che gli ha fatto trovare una tracciato segnato solo da qualche piccola ruga. Era destino che vincesse e lui ha accettato il regalo della sorte con signorilità. Diceva di essere sorpreso, perché non voleva sembrare arrogante, rivelando che la sera prima aveva fatto le prove dei gesti visti fare ai vincitori davanti allo specchio. Aveva provato il sorriso e fatto mettere da parte gli sci giusti. Patrick Staudacher, 26 anni, ha un fisico possente (1.90 per 94 chili), in questa stagione aveva all’attivo un quinto posto nella discesa di Bormio e un ottavo in superG a Hinterstoder. Nel 2002 si era piazzato terzo nella discesa della combinata olimpica a Salt Lake. Poi erano nati i problemi. Soffriva di cheratocono all’occhio destro. Cercava di vederci aiutandosi con una lente a contatto rigida, però a volte la perdeva, ricadendo dai salti. Così continuava le gare vedendo con un occhio solo. Nella primavera 2005 ho subito il trapianto della cornea all' ospedale Maggiore di Bologna. La situazione è migliorata, ma i medici dicono che è all' 80% del suo potenziale. Poi nella caduta di una settimana fa i punti si sono strappati e ha dovuto trovare un altro accorgimento d’emergenza per correre questa volta vedendoci chiaro. La sua è una bella storia a lieto fine.

1 commento:

Anonimo ha detto...

bel blog