mercoledì, novembre 29, 2006

L'Italia saluta il Mondiale

Pallavolo: "L'Italia saluta il Mondiale.".

Con la vittoria per 3-1 del Brasile sulle riserve della Bulgaria si è completato il quadro delle semifinaliste per le medaglie del Mondiale 2006. L'Italia per la seconda volta consecutiva resta esclusa dal giro delle medaglie e sabato e domenica dovrà vedersela con Francia, Giappone e Russia per cercare di confermare il quinto posto conquistato dalla Nazionale di Anastasi 4 anni fa in Argentina. La gara in programma alle 10 italiane con i francesi servirà solamente per stabilire l'avversario che gli azzurri troveranno in semifinale (Russia o Giappone). A lottare per l'oro invece saranno Brasile (che ha vinto il girone), Bulgaria, e dall'altra parte del tabellone Polonia e Serbia e Montenegro. Gli accoppiamenti verranno stabiliti in base al risultato dello scontro diretto del girone di Sendai.

martedì, novembre 28, 2006

Cannavaro nuovo Pallone d'Oro




Calcio: "Cannavaro nuovo Pallone d'Oro.".

PARIGI, 27 novembre 2006 - Ora anche l'ultimo velo è caduto. Fabio Cannavaro è il Pallone d'Oro 2006. Lo ha annunciato France Football, il periodico francese che organizza il premio.
Il difensore napoletano, 33 anni, con 173 punti ha preceduto in classifica l'amico Gigi Buffon (124) e l'attaccante francese dell'Arsenal Thierry Henry (121). Il premio gli è stato
consegnato da Monica Bellucci che da anni vive in Francia. "L'ho saputo quando ero in Nazionale. Sono venuti a comunicarmelo e io ho pensato: 'Ecco, ci risiamo, sono di nuovo su Scherzi a parte. Vincere la coppa del Mondo è stato meraviglioso, ma questa proprio non me l'aspettavo. Lo dedico a mia moglie Daniela. Voglio portare questo trofeo anche a Napoli - ha detto oggi a Parigi - perché è una città che attraversa un momento un po' particolare. E voglio dire ai bambini napoletani di credere ai sogni perché i sogni si possono avverare, come è stato per me". Il campione del mondo ha poi diviso il riconoscimento: "Ringrazio i miei compagni della Nazionale, il Real Madrid e la Juventus. Hanno avuto un ruolo importante. "È un premio che vale doppio, perché è raro che vinca un difensore. Ha un sapore particolare. Un pensiero anche a Gigi Buffon: "Mi dispiace essermi giocato questo premio con lui che è un amico oltre che un campione. Lui non è il migliore fra i portieri, è un fuori categoria. Con lui abbiamo condiviso tutto, ed è incredibile che un difensore e un portiere della stessa squadra siano ai primi due posti di questa classifica".


lunedì, novembre 27, 2006

La Haka

Curiosità: "La Haka.".
La Haka è la danza tipica del popolo Maori, l'etnia tipica della Nuova Zelanda, spesso considerata semplicemente, ma erroneamente, una danza di guerra, e resa celebre, nello stile della Ka Mate, dagli All Blacks, la nazionale di rugby neozelandese. La Haka è una composizione suonata con molti strumenti. Mani, piedi, gambe, corpo, voce, lingua, occhi... tutti giocano la loro parte nel portare insieme a compimento la sfida, il benvenuto, l'esultanza, o il disprezzo contenute nelle parole. È disciplinata, eppure emozionale. Più di ogni altro aspetto della cultura Maori, questa complessa danza è l'espressione della passione, del vigore e dell'identità della razza. È, al suo meglio, un messaggio dell'anima espresso attraverso le parole e gli atteggiamenti. È dunque una danza che esprime il sentimento interiore di chi la esegue, e può avere molteplici significati. Non si tratta, infatti, solo di una danza di guerra o intimidatoria, come è erroneamente considerata spesso, ma può voler anche essere una manifestazione di gioia, di dolore, una via di espressione libera che lascia a chi la esegue momenti di libertà nei movimenti. È comunque un rituale impressionante, come si può ben vedere dall'esibizione degli All Blacks: si roteano e si spalancano gli occhi, si digrignano i denti, si mostra la lingua, ci si batte violentemente il petto e gli avambracci, si dà quindi un saggio di potenza e coraggio, che si ricollega allo spirito guerriero dei Maori.Prima della danza vera e propria, colui che guida la danza urla ai compagni un ritornello di incitamento, ruolo che nel caso degli All Blacks spetta a giocatore di sangue maori più anziano e non, come talvolta viene erroneamente riportato, al capitano della squadra. Le parole servono non solo ad incitare chi si appresta ad eseguire il ballo, ma anche a ricordare loro il comportamento da tenere nel corso della danza. Spesso il tono in cui viene urlato il ritornello, che è poi lo stesso tenuto nel corso di tutta l'esibizione, è aggressivo, feroce e brutale, destinato a caricare il gruppo ancora di più.

sabato, novembre 25, 2006

McGrady si esibisce ne "I miei ultimi 35 sec..."

Basket: McGrady ne "I miei ultimi 35 sec...".
Mancano 58.1 sec alla fine della partita e state perdendo 74 a 64. Ne mancano 36.7 e il punteggio è di 76 a 68. Cosa pensate? 8 punti, poco più di 35 sec...è finita...che ci sto a fare sul parquet.
Ora però entra in scena Tracy McGrady.
Guardate cosa è riuscito a combinare in 35 sec.

venerdì, novembre 24, 2006

Il ritorno di Alex

Formula 1: "Il ritorno di Alex.".

C'era il sole. Nel cielo spagnolo, ma anche sulla faccia di Alex Zanardi. Che oggi a Valencia, un giorno prima del previsto, è tornato a guidare una F.1 cinque anni dopo l'incidente del Lausitzring in cui perse le gambe. Tre giri, solo per controllare che tutto funzionasse alla perfezione sulla Bmw-Sauber. Questione di minuti, ma sono stati minuti intensi ed emozionanti. "E' stato bellissimo", ha detto Alex una volta sceso dalla macchina. Domani, contrariamente al programma, il bolognese non gira. Il test vero e proprio inizierà sabato.
Alex è sceso in pista nel pomeriggio montando gomme da bagnato, in modo da non sprecare treni di pneumatici più performanti. Ma ha subito tirato, cercando il limite. Tanto che i tecnici del team sono rimasti piuttosto impressionati dalla sicurezza e tranquillità nel girare. E si sono messi subito a lavorare per le modifiche ad acceleratore e sterzo che possano consentire ad Alex di girare in modo ancor più competitivo. "In curva devo staccare una mano dal volante per accelerare - ha spiegato il pilota bolognese - e giro usandone una sola".
In cinque anni, da quel drammatico pomeriggio tedesco, sono successe diverse cose. Il ritorno al Lausitzring per completare con una F.Cart i 13 giri che mancavano alla conclusione di quella gara. Ma soprattutto l’impegno nel Mondiale Turismo con una Bmw, che ha fruttato finora due successi iridati a Oschersleben nel 2005 e ad Istanbul quest’anno. Proprio la Bmw ha offerto a Zanardi l’opportunità di salire di nuovo su una vettura da GP. Con gli ovvii adattamenti: acceleratore, frizione e cambio al volante, abitacolo e sedile modificati. Oltre a nuove protesi con un "piede" numero 36 invece del solito 43. Appuntamento a sabato, dunque.

Questo è il video del suo incidente al Lausitzring.

mercoledì, novembre 22, 2006

"Dio ha creato un giocatore di basket; quello è MJ" (Larry Bird)

Basket: "Dio ha creato un giocatore di basket di 2 m; quello è MJ
(Larry Bird).".

Michael Jeffrey Jordan (nato il 17 febbraio 1963), soprannominato e noto in tutto il mondo come Air, è un ex-giocatore statunitense di pallacanestro, ritenuto da moltissimi il miglior giocatore della storia di questo sport. Inconfondibili sono la sua maglietta numero 23 e la sagoma della sua tipica schiacciata a gambe aperte, poi divenuto il suo logo ufficiale. Chi non ha sognato vedendo MJ volare verso il canestro, saltare gli avversari come se fossero birilli di 2 m e poi schiacciare. In NBA con i Chicago Bulls ha vinto tutto diventando il trascinatore di una squadra che annoverava gente come Scottie Pippen e Dennis Rodman. Gente che sa il fatto suo. Per la storia di Michael cliccate sul nome evidenziato in rosso. Per vedere le sue prodezze bastano i filmati sottostanti(nel secondo troverete le schiacciate che lo hanno reso famoso). Sognate ancora con lui.

martedì, novembre 21, 2006

Paolo Maldini, la bandiera rossonera

Curiosità: "Paolo Maldini, la bandiera rossonera.".

Paolo Maldini (Milano, 26 giugno 1968), calciatore italiano, difensore, è considerato uno dei più grandi giocatori della storia del calcio. Tecnica, velocità, prestanza fisica e duttilità ne fanno uno degli atleti più forti del mondo.
Ha dedicato tutta la carriera alla squadra che l'ha visto crescere e maturare come uomo e come professionista, l'A.C. Milan, nel quale ha ricoperto principalmente il ruolo di terzino sinistro o di difensore centrale e nella quale milita dal suo provino datato 1978. Quest'anno è stato utilizzato anche da terzino destro, a dimostrazione della grande duttilità e utilità di questo campione. Ha finora collezionato 582 partite di Serie A, record assoluto, con 27 goal realizzati. Nella stagione 2005/2006 ha segnato anche una doppietta contro la Reggina in campionato; la prima nella sua lunghissima carriera. Inoltre detiene altri due record: primato assoluto di stagioni in serie A con la stessa squadra, con 22 campionati consecutivi; marcatore più veloce in una finale di Champions League (52" contro il Liverpool nel 2005).
Ha debuttato in Serie A da Nils Liedholm il 20 gennaio 1985, ancora sedicenne, in un match contro l'Udinese (terminato 1-1, subentrando a Sergio Battistini).Si è ritirato dall'attività con la Nazionale dopo i campionati mondiali del 2002. Con la maglia azzurra ha disputato 126 partite (record assoluto), di cui 74 come capitano, realizzando 7 goal. Detiene inoltre il record anche per il numero di gare con la fascia da capitano.Ha finora vinto col club 4 Coppe dei Campioni (1989, 1990, 1994, 2003, finalista nel (1993, 1995, 2005), 2 Intercontinentali (1989, 1990), 4 Supercoppe Europee(1989, 1990, 1994, 2003), 7 scudetti (1988, 1992, 1993, 1994, 1996, 1999, 2004), 1 coppa Italia (2003, finalista nel 1990 e 1998), 5 Supercoppe Italiane (1989, 1992, 1993, 1994, 2004). Con la nazionale ha raggiunto la finale al Campionato Mondiale 1994 e al Campionato Europeo 2000.

lunedì, novembre 20, 2006

Michael Johnson: il Re della velocità

Atletica: "Michael Johnson: il Re della velocità".


Michael Duane Johnson (Dallas, 13 settembre 1967) è un ex-atleta statunitense considerato da molti il più grande specialista di tutti i tempi nelle gare di velocità prolungata e, in generale, uno dei più grandi atleti di sempre. Detiene i record mondiali nei 200 metri (19.32 secondi), 400 metri (43.18 secondi) e nella staffetta 4x400 (2:54.20, come componente della squadra USA); ha vinto quattro ori olimpici ed è stato per nove volte campione del mondo. Ha detenuto il record del mondo anche nei 400 indoor, con 44"63.
È stato il primo uomo nella storia a vincere i 200 e i 400 metri nella stessa Olimpiade, quella del 1996.


Godetevi i filmati delle sue imprese.

domenica, novembre 19, 2006

La vera passione si chiama Superbike!!!

Motociclismo: "La vera passione si chiama Superbike!!!".

Difficile spiegare cosa sia la Superbike. Difficile spiegarla a chi da anni non segue altro che la formula uno e si subisce ore di puro nulla motoristico, dove l’unica emozione è rappresentata da qualche uscita di scena quando il tal pilota è al comando, a causa di una rottura dell’apparato ipertecnologico che ogni macchina si porta dietro (gioia degli ingegnere, ma cruccio degli amanti dello spettacolo). E’ difficile spiegare cos’è la SBK a quel pubblico amante della MotoGP perché, e solo per quello, c’è un certo Valentino Rossi, dove molto spesso si alza un polverone di polemiche ad un minimo contatto e dove la televisione applica la regola che “più pubblicità è bello, soprattutto durante un sorpasso al limite.” Ecco chi appartiene alle categorie sopradescritte sia pregato di porre bene attenzione perché sta per iniziare la lezione. La Superbike è passione! La quint’essenza della passione motociclista. Lungi da essere collusa con giochi come quelli appena citati, essa è la classe motoristica che più di tutte incarna tecnologia, manico (o bravura se volete) amicizia e gioia di correre. Qui non troverete, infatti, tutti i sensori presenti sulle Formula 1 né tantomeno nelle MotoGP, non troverete piloti strapagati e che a stento parlano tra loro, non troverete gente che si fa problemi se li sorpassi portando via loro la carena e un pezzo del carter senza nemmeno chiedere scusa (tanto dopo due curve sono lì a ricambiare il favore). Certo, non voglio nemmeno dire che la superbike sia un posto di poveracci che si contendono un osso. Questa categoria, che richiama decine di migliaia di appassionati ad ogni gran premio e che vanta una storia di vent’anni, è il giusto equilibrio tra tecniche e strategie di gara, manico e fegato del pilota: fattori, questi, che portano la superbike ad essere uno spettacolo eccezionale e che fa soffrire ogni volta di tachicardia. Qui si parla di gente che cade e si mette a scavare nel fango per trovare la manopola del gas e mantenere accesa la moto, che riesce ad impennare con entrambe le ruote, che sorpassa tre piloti in un solo colpo al cavatappi di Laguna Seca, che utilizzano moto identiche a quelle prodotte in serie (moto sconvolte e portate ai limiti dell’elaborazione, altro che fast and furios) riescono ad avvicinarsi a pochi centesimi ai tempi della motogp, che riesce a dare spettacolo senza preoccuparsi molto di come andrà a finire senza chiedersi se le gomme reggeranno dopo una derapata assurda! Classe che con i suoi metodi ha ispirato cambiamenti nei regolamenti di altre categorie, quali ad esempio la superpole (1 giro alla caccia della pole e vada come vada) e il monogomma (caratteristica adottata dalla formula 1 negli ultimi anni; la prima, il monogomma, a partire dalla prossima stagione)e che ha visto militare nelle sue file campioni quali Fogarty, Chili e Bayliss…Non considerate la SBK come una categoria di passaggio o una seconda scelta. La superbike è concettualmente diversa dall’essere chiamata categoria minore. Portate rispetto alla passione.
Articolo redatto da Matteo, un superappassionato.

sabato, novembre 18, 2006

L'identikit di Fabio Caressa

Curiosità: "L'identikit di Fabio Caressa".

Dietro ad una grande impresa, c'è sempre una grande voce. Quella di Fabio Caressa è stata la migliore colonna sonora dietro alla fantastica impresa della Nazionale ai Mondiali. Le sue frasi hanno sottolineato perfettamente i momenti decisivi della manifestazione intercontinentale facendoci sobbalzare sulla poltrona o sulla sedia del bar e rendendo indimenticabile la vittoria con quei 4 "Campioni del Mondo". Uno per ogni Mondiale vinto. Grazie Fabio per le emozioni che ci hai regalato in questi indimenticabili momenti.

Godetevi i filmati.

Puskas: un'altro pezzo di storia che se ne va

Calcio: "Puskas: un'altro pezzo di storia che se ne va".

Ferenc Puskás è stato un calciatore, considerato il migliore giocatore ungherese di sempre ed uno tra i maggiormente dotati di talento di ogni tempo a livello internazionale.
Dotato di un potente tiro di sinistro, secondo molti è stato il miglior tiratore nello sport del calcio. Fu per questo soprannominato "El Cañoncito", il piccolo cannone.
Luisito Suarez raccontò che una volta Puskas riuscì a colpire, mirando ad essi, diciotto volte su venti tentativi, i pali di una porta.
Il palmares di Puskas è uno dei più ricchi del mondo del calcio, paragonabile a quello di altri grandi del calcio, come Pelé, Franz Beckenbauer, Alfredo Di Stefano e altri.
Giocò per la squadra olimpica ungherese che vinse la medaglia d'oro nel 1952. Esordì a livello di club a soli 16 anni, nella Honvéd di Budapest (la squadra dell'esercito ungherese), per poi passare al Real Madrid nel 1958 dopo i fatti della Rivoluzione Ungherese del 1956.Con la squadra spagnola vinse cinque campionati spagnoli e una Coppa dei Campioni, nel 1960, nella quale gli spagnoli si imposero all'Eintracht Frankfurt per 7-3 e nella quale Puskas segnò 4 reti, cosa non riuscita a nessun altro calciatore in una finale di Coppa dei Campioni.Grazie alla sua permanenza al Real Madrid venne naturalizzato spagnolo. Giocò nella nazionale ungherese dal 1945 al 1956, segnando 84 gol in 85 incontri. Con questa squadra ottenne un secondo posto nel Campionato del mondo di calcio del 1954. Puskas fece anche quattro apparizioni nella nazionale spagnola, tra il 1961 e il 1962, ma senza segnare.I suoi 84 gol internazionali furono un record (per gli uomini) fino al 28 novembre 2003, quando venne battuto dal calciatore iraniano Ali Daei (attualmente a quota 105 reti).Nella sua carriera segnò 1156 reti.
Malato da tempo, muore di polmonite nella notte tra il 16 e il 17 novembre 2006, all'età di 79 anni, in una speciale casa di cura a Budapest, dove aveva vissuto gli ultimi anni della sua vita grazie a un vitalizio del governo ungherese. Lo stadio di Budapest, il "Népstadion", fu rinominato in suo onore nel 2002.

venerdì, novembre 17, 2006

The Eye of Tiger

Golf: "The Eye of Tiger".
Eldrick Woods (30 Dicembre 1975, Cypres, USA), meglio noto come Tiger, è un celebre giocatore di golf, considerato uno dei più grandi golfisti di tutti i tempi.
Ha vinto il torneo
The Masters nel 1997 a 21 anni e 3 mesi, il più giovane vincitore. Al torneo The Masters 1997, ha giocato e vinto un leggendario giro finale con il golfista italiano Costantino Rocca. Ha vinto i 4 grandi Tornei dello Slam consecutivamente dallo U.S. Open del 2000 al The Masters del 2001
; questa impresa è stata denominata "Tiger Slam", perché non è stata effettuata "in un stagione".
Il suo soprannome "Tiger" è stato anche il soprannome dell'amico vietnamita del padre, Nguyen Phong. Il padre,
Earl Woods, era un soldato che combatté nella guerra del Vietnam, un membro dei "Green Beret". Sua madre, Kultida, viene dalla Tailandia, la moglie, Elin, dalla Svezia.

Godetevi il filmato di alcuni dei suoi colpi più spettacolari.



giovedì, novembre 16, 2006

Che peccato ragazze...

Pallavolo: "Che peccato ragazze...".
Sprofondo azzurro. La due giorni di Osaka si chiude con una grande delusione per la nazionale azzurra, ex campione del mondo. Dopo la netta sconfitta (3-0) ieri nella semifinale con la Russia, le azzurre di Massimo Barbolini sbagliano anche la seconda partita consecutiva e chiudono il Mondiale al 4° posto.
Obiettivo minimo centrato (confermarsi nel gotha della pallavolo), ma la delusione nel clan azzurro resta grande per la medaglia che se n'è andata così. Rinieri e compagne hanno sbagliato molto sia nell'atteggiamento che nella tecnica, incapaci di recuperare contro una squadra quadrata, tosta, ma che non è sembrava poi tanto superiore alle azzurre come invece era apparsa la Russia nel giorno precedente.
Mentre la Serbia & Montenegro costruiva punto su punto la prima storica medaglia in campo femminile, le azzurre finivano a turno in panchina. Barbolini le ha provate tutte per cercare di dare una scossa a
questa squadra, ma senza riuscirci: contrariamente a quella che è la sua "filosofia" ha infilato una lunga serie di cambi, che però non hanno portato a sensibili cambiamenti di rotta. E' uscita la Piccinini, è uscita la Rinieri e poi a turno Anzanello, Paggi, anche la Togut - grande protagonista del Mondiale 2002, quando venne eletta mvp della manifestazione - ha chiuso la partita per il bronzo in panchina, con un groppo alla gola grosso così.
Come altre volte in passato (non ultima la finale dell'Europeo dell'anno scorso o il quarto di finale olimpico contro Cuba, tanto per citare le delusioni più cocenti e recenti) le azzurre si sono sciolte. Neppure il 7-2 con cui hanno iniziato il terzo parziale è servito a invertire il senso della partita. I 26 errori punto (oltre un terzo dell'intero bottino serbo) sono un'ancora che tiene in porto tutte ambizioni azzurre. Mentre fa volare la squadra di Terzic.
Comunque queste ragazze ci hanno regalato un sogno. GRAZIE RAGAZZE!!!

mercoledì, novembre 15, 2006

Che scambio!!!

Tennis: "Che scambio!!!".

Tutti sappiamo che una partita di tennis può durare diverse ore. Grazie al video capirete il perchè. Ad affrontarsi sono due dei migliori giocatori di sempre. Roger Federer, attuale n°1 dell'Atp, e Leyton Hewitt, il più giovane n°1 di sempre.

Godetevi il filmato.

martedì, novembre 14, 2006

Altri motivi per amare lo sport...

Curiosità: "Altri motivi per amare lo sport...".

Godetevi il filmato.

domenica, novembre 12, 2006

Crisi Milan

Calcio: "Crisi Milan"
Resta da capire che cosa si siano detti veramente il presidente Silvio Berlusconi, Carlo Ancelotti e i rossoneri negli spogliatoi subito dopo il nuovo ko. Questa volta a opera della Roma a San Siro, diventato ormai terra di conquista. Un lungo colloquio, di cui è facile immaginare il contenuto, anche se il patron ha difeso a spada tratta il tecnico rossonero. Difficile, semmai, è trovare l'uscita dal tunnel, dopo quattro sconfitte nelle ultime cinque gare di campionato. Un trend da retrocessione. Se non fosse il Milan. Ma i rossoneri, in un modo o nell'altro, a causa dei famosi otto punti di penalizzazione, rischiano di scivolare in una drammatica crisi di identità, anche perché non sono abituati a gestire una classifica precaria. Ancelotti ha parlato di stanchezza. Di sessanta minuti giocati con eccessivo furore che, alla fine, hanno fatto la differenza. Ma proprio il rush finale della Roma ha evidenziato un gap tra giallorossi e rossoneri nella preparazione fisica che, aggiunta ai limiti in difesa e in attacco, dilatano il momento no del Milan. Evidente il disastro davanti a Dida. Per due volte Totti ha sfruttato ampi spazi e una libertà d'azione imbarazzante. Ancora una volta le punte non sono andate in gol e, al di là della traversa colpita da Oliveira, si è dovuto attendere l'ingresso di Borriello per vedere due, sottolineiamo due, sponde per il compagno di reparto (Inzaghi) nell'area romanista e chiedere a Brocchi di riaprire la gara. E sabato prossimo, paradossalmente, la sfida di Empoli diventa uno scontro diretto.Questione di testa? Tra infortuni e giocatori evidentemente stanchi (vedi Pirlo), al Milan non resta, come dice Paolo Maldini, che "crederci e lavorare". Praticamente quello che Berlusconi ha chiesto alla squadra dopo la sfortunata sconfitta con la Roma. Ad Ancelotti, incassata l'ennesima fiducia societaria, non resta che recuperare alcuni elementi e restituire personalità a un gruppo che era abituato a vincere. Con la speranza che il "Tapiro d'oro" consegnatogli nella notte da Valerio Staffelli gli porti davvero fortuna.

venerdì, novembre 10, 2006

La nuova vita di Kanu


Calcio: "La nuova vita di Kanu".

PORTSMOUTH (Gran Bretagna), 10 novembre 2006 - Nwankwo Kanu è nato a Owerri, Nigeria, il 1° agosto 1976. E' rinato a Cleveland, Ohio, il 25 novembre 1996. Tra poco la sua seconda vita compie 10 anni, e lui ha già cominciato la festa: con più gol di tutti in Premier League. Capocannoniere con 7 gemme in 10 presenze, sorpresa nella sorpresa Portsmouth, la neopromossa che viaggia al 4° posto dietro Manchester United, Chelsea e Bolton, davanti all'Arsenal. Nella sua seconda vita non segnava tanto dal 1999-2000, la stagione d'esordio con l'Arsenal, ma furono 12 reti in 30 partite. Al Portsmouth ha raggiunto la media-gol più alta della carriera (0,7) la carriera che sembrava finita all'inizio di settembre, nel 1996, quando aveva appena 20 anni ed era appena arrivato all'Inter con la medaglia d'oro delle Olimpiadi di Atlanta, con i tre campionati d'Olanda e la Champions League conquistati all'Ajax.
Van Gaal(allenatore dell'Ajax allora), visione da guru, era stato il più svelto a prendere in custodia il più alto (1,97) e il più bravo della Nigeria campione del mondo Under 17 nel 1993. Ma all'Ajax Kanu aveva vinto tutto rischiando la vita ogni volta. Incredibilmente, i medici olandesi non gli avevano mai diagnosticato la grave insufficienza cardiaca che gli derivava da una malformazione della valvola aortica: bastava saper leggere a fondo un elettrocardiogramma. Se ne accorse subito, invece, il dottor Piero Volpi. Il medico interista pensò ad un guasto del suo ecografo, non riusciva ad immaginare che in Olanda non sapessero nulla. Carriera finita, scrissero i giornali. Massimo Moratti spedì Kanu alla miglior clinica cardiochirurgica d'America, a Cleveland. Il 25 novembre 1996, dopo 4 ore in sala operatoria, il dottor Bruce Lytle, specialista di fama mondiale, annunciò che Kanu era rinato. "Moratti è il mio secondo padre", disse Kanu appena ebbe la forza di parlare. Una bella favola.

mercoledì, novembre 08, 2006

C'era una volta l'arbitro...

Curiosità: "C'era una volta l'arbitro...".

Nonostante quello che è accaduto nelle ultime settimane, niente polemiche...e poi ci si chiede perchè gli arbitri in campo sono sempre più nervosi.

Forse era meglio restare a letto...

Curiosità: "Forse era meglio restare a letto...".

A grande richiesta...
Godetevi il filmato.

NBA: ShowTime!!!

Basket: "NBA: ShowTime!!!".

Per gli amici baskettari.
Godetevi il filmato.

Un'Italia Inarrestabile"

Pallavolo: "Un'Italia Inarrestabile".

Grande inizio dell'Italia femminile nella seconda fase del Mondiale giapponese. A Nagoya le azzurre hanno travolto la Polonia con un netto 3-0 (25-19, 25-22, 25-13).
L’Italia non si ferma dunque e infila la quinta vittoria consecutiva in questo Mondiale facendo un altro piccolo passo in avanti verso le semifinali che contano, quelle che la prossima settimana (ad Osaka) assegneranno le medaglie. Come ha detto il c.t. azzurro l’altro giorno prima dell’inizio della seconda fase: "il futuro è nelle nostre mani, non dobbiamo commettere errori". Francamente; prima dell'inizio di questi mondiali, non avrei mai detto che l'Italia si sarebbe presentata così bene alla rassegna. I problemi con la Federazione e con l'allenatore Bonitta lasciavano presagire al peggio. Invece con il cambio di allenatore sembra che le ragazze abbiano ritrovato lo smalto di un tempo e la grinta che da sempre le aveva contraddistinte. Allora continuiamo a tifarle e a gridare FORZA AZZURRE!!!

Ian Ullrich rischia la fine di Pantani

Ciclismo: "Jan Ullrich rischia la fine di Pantani".

Il direttore sportivo della Tinkoff, Omar Piscina, teme che Jan Ullrich cada in depressione e faccia la fine di Marco Pantani. 'Credo che il peggio debba ancora arrivare per Jan se non tornera' a gareggiare', dichiara. Ullrich e' stato licenziato a luglio dalla T-Mobile dopo il suo coinvolgimento nell'operazione Puerto. 'Alla Tinkoff siamo estimatori di Ullrich - dice Piscina - e vogliamo che torni a gareggiare con noi: non merita di essere abbandonato dalle autorita' sportive'. Se non altro, aggiungo io, la vicenda di Pantani è servita a qualcosa. Speriamo che un grande campione come Jan torni ad essere quello di sempre.

lunedì, novembre 06, 2006

Ian Thorpe vicino al ritiro?

Nuoto: "Ian Thorpe vicino al ritiro?".

Notizie dall'Australia dicono che Ian Thorpe sia ancora alle prese con problemi fisici, esistenziali e via dicendo. Il piano del rientro agonistico di quello che sembra sempre più essere un illustre "ex" del nuoto mondiale, prevedeva la partecipazione ai 100 e 200 nei trials australiani per il Mondiale di casa. Secondo la sua allenatrice Tracy Menzies, pare invece adesso che la scelta di Thorpe cadrà su una sola delle due gare.Il nuoto australiano ovviamente spera nel miracolo della resurrezione, ma forse il "viale del tramonto" del grande campione è stato imboccato già da molto tempo.

venerdì, novembre 03, 2006

Kakà O'Meravigliao

Calcio: "Kakà O'Meravigliao".

Ricardo Izecson Dos Santos Leite, in arte Kaká nasce a Brasilia il 22 aprile 1982, ma già da piccolo si trasferisce a San Paolo, nel quartiere residenziale di Morumbi. La storia di Kaká non è la solita favola del ragazzino che mangia riso e fagioli con qualche dramma familiare alle spalle. Il contrario. La famiglia appartiene alla media borghesia. Il padre di Kaká è un ingegnere civile, il signor Bosco Izecson Pereira Leite, mentre la mamma Simone Cristina dos Santos Leite è una professoressa. Non hanno avuto problemi nel mettere insieme il pranzo con la cena, anzi da ragazzo Kaká si poteva permettere anche qualche maglietta firmata ed alcuni videogame all'avanguardia. E siccome nelle giovanili del San Paolo con lui c'erano tanti ragazzi poveri, spesso dopo l'allenamento tutta la garotada (espressione brasiliana che indica un gruppo di adolescenti festosamente rumorosi) andava a casa Leite a fare merenda: 1400 metri a piedi per sgranocchiare le ciambelle di mamma Simone Cristina. Forse proprio per queste origini borghesi, in Brasile non hanno mai avuto certezze sul suo futuro. Di buon carattere e famiglia solidissima, crede alle tradizione ed è religiosissimo. Kaká è sicuro di essere stato graziato da Dio quando nell'ottobre del 2000 ebbe un incidente che avrebbe potuto lasciarlo paralizzato. Kaká batte infatti la testa sul fondo di una piscina e si ruppe una vertebra del collo. Da allora, ogni volta che segna una rete, mentre la gente lo acclama e i compagni gli si buttano addosso, si ricorda di quel momento e alza gli occhi al cielo. Nel gennaio del 2001 la squadra juniores del San Paolo fu protagonista della Coppa San Paolo di calcio giovanile, l'equivalente del Torneo di Viareggio. Ma Kaká era in panchina, non giocava mai. Il 7 marzo dello stesso anno, la prima squadra del San Paolo giocava contro il Botafogo la finale della Copa Rio-Sao Pãulo, torneo che non aveva mai vinto. Al 14' del secondo tempo l'allenatore Oswaldo Alvarez lo mise in campo al posto di Fabiano scatenando la reazione scandalizzata dei commentatori radiotelevisivi: "Incredibile! Alvarez està louco, Alvarez è pazzo, ha buttato in campo una riserva delle giovanili". Quel giorno Kaká segnò 2 gol in poco più di 2 minuti, regalando il trofeo alla sua squadra. E Oswaldo ricorda quel giorno con il sorriso sulle labbra: "La gente non sapeva che Kaká arrivava da una lunga convalescenza. Nel 2000 si era rotto la sesta vertebra sbagliando un tuffo in piscina in un parco acquatico. Ma io sapevo che era fortissimo". Quei 2 gol non bastarono per convincere tutti. Non ci credevano tanto, se è vero che nei quarti di finale del campionato brasiliano del 2001 contro l'Atletico Paranaense, dopo essere stato inseguito per tutto il campo dal randellatore Cocito, costrinse il suo allenatore a sostituirlo al 39' del primo tempo. Kaká uscì piangendo a dirotto e la critica lo stroncò: "E' bello da vedere, ma non può giocare partite importanti". L'unico che ha sempre creduto in lui è Carlos Alberto Parreira. Lo affrontò la prima volta e gli fece i complimenti, lo affronto la seconda volta e disse : "Quel Kaká diventerà un fenomeno" ...E aveva ragione. Ormai Ricardo ha raggiunto una maturità tecnica e tattica che fa di lui un campione che riesce ad unire la spettacolarità del calcio brasiliano all'abnegazione tattica di quello europeo. Probabilmente non esiste calciatore più decisivo di lui e il Milan farà bene a tenerselo stretto.
E ora qualche magia.